INTERVISTA sul Progetto “Legumi&Legumi: gli Agricoltori Custodi e i Giovani si incontrano” ENTE PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA

INTERVISTA con la Dott.ssa Silvia de Paulis sul Progetto  “Legumi&Legumi: gli Agricoltori Custodi e i Giovani si incontrano” ENTE PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA

Quali sono gli obiettivi principali di questo progetto?

La tutela della biodiversità agraria rappresenta per il nostro Parco una necessità ma soprattutto un’opportunità di rilancio dell’economia rurale che per generazioni ha garantito la sussistenza di popoli in zone marginali e impervie, ma che purtroppo nel tempo ha visto un graduale allontanamento da parte dei giovani.
Il progetto “Legumi&Legumi: gli Agricoltori Custodi e i Giovani si incontrano”, intende contrastare questo fenomeno e favorire l’avvicinamento e l’avvicendamento tra chi detiene il sapere e l’abilità contadina e chi ha voglia di conoscere, imparare e mettere in pratica quanto appreso.
In sintonia con lo slogan “Semi nutrienti per un futuro sostenibile" con cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2016 l'Anno Internazionale dei Legumi, anche l’Ente Parco ha voluto puntare un riflettore sull’importanza ed il valore di tali coltivazioni.
Attraverso il progetto si dà voce alla passione ed alla lungimiranza degli anziani coltivatori che hanno conservato un elevato numero di varietà differenti, ma anche una alternativa ai giovani che si affacciano sul mondo delle produzioni agricole di qualità, spinti dalla scarsità di prospettive occupazionali.
L’Ente Parco quindi, intende creare le condizioni per incrementare la coltivazione dei Legumi attraverso il forte coinvolgimento dei giovani, affiancati però dai coltivatori aderenti alla Rete degli Agricoltori Custodi del Parco, con l’obbiettivo di innescare un meccanismo virtuoso di ampliamento colturale e culturale, con successive ricadute positive sia in termini di tutela dell’ambiente che di mantenimento dell’economia del territorio.Con “Legumi&Legumi” non solo si seminano legumi, ma anche abilità, tradizioni e fiducia con la speranza di raccogliere per lasciare alle future generazioni il risultato degli sforzi affrontati dai nostri predecessori.

Perché il progetto sviluppa il modello dell’agricoltore custode? Quali sono i benefici specifici dell’accoppiare giovani ed agricoltori esperti?

Obiettivo principale è senza dubbio quello di coinvolgere il maggior numero possibile di giovani e nuovi operatori agricoli, affinché partecipino al processo di mitigazione delle conflittualità legate ai vincoli imposti dalla normativa di tutela e conservazione dell’area protetta. Contestualmente, si vogliono indirizzare i giovani inoccupati verso il settore primario, offrendo loro un punto di partenza, un’opportunità per fare esperienza ed imparare direttamente sul campo. Da qui l’importanza di realizzare una vera e propria rete di interscambio di conoscenze, relazioni, ed opportunità tra generazioni diverse. Ottenere una rete a maglie sempre più strette, derivante dall’adesione di un maggior numero di operatori, rafforza il concetto di condivisione e compartecipazione nella gestione del territorio protetto.
Da diversi anni l’Ente Parco ha avviato processi virtuosi per individuare e salvaguardare il germoplasma autoctono delle antiche varietà colturali dell’area protetta. Quale strumento operativo è stata individuata la Rete di Agricoltori Custodi delle varietà a rischio di estinzione. Le antiche cultivar sono frutto di selezione operata sia dall’uomo che dalla natura con il passare del tempo, e che si sono evolute in forme e con caratteristiche genetiche tali da permettere alle piante di resistere e adattarsi ai cambiamenti climatici.
In un mondo in cui il clima muta rapidamente, è facile comprendere quanto queste cultivar rappresentino un bene prezioso da tutelare e scambiare per il futuro stesso dell’umanità.
Assai spesso si parla del ritorno alla terra da parte dei giovani, un fenomeno in espansione già da qualche anno, con un incremento nel numero di occupati in agricoltura e in particolare degli “under 35”. Questo trend, almeno in parte, è conseguenza del fatto che l’agricoltura, tradizionalmente assorbe forza lavoro fuoriuscita da altri settori nei periodi di crisi. Ma è altrettanto vero che un numero sempre maggiore di giovani torna o approda all’agricoltura per semplice scelta di vita e che questa sia la strada migliore per la realizzazione professionalmente.

Esistono rischi concreti di perdere le conoscenze specifiche relative alla coltivazione dei legumi? Se sì, quali sono?

Esistono vari rischi circa la perdita delle conoscenze relative alla coltivazione dei legumi. Ad esempio, buona parte delle varietà di legumi, soprattutto i fagioli, hanno portamento rampicante e necessitano di sostegni. Questi tradizionalmente vengono realizzati con ampio anticipo, utilizzando a seconda delle zone, canne o pali in legno ricavati dalla potatura dei filari alberati che separano i campi. La coltivazione dei legumi è altresì essenziale dal punto di vista agronomico, in quanto tali colture rientrano nella rotazione quadriennale o quinquennale, tipica di queste zone, in avvicendamento con i cerali e le patate. Questo poiché il loro apparato radicale è in grado di ricostituire e reintegrare il contenuto di azoto nel terreno. Proprio queste conoscenze, oggi scientificamente acclarate, in passato erano semplicemente il frutto dell’osservazione empirica della natura operata dai contadini. Una conferma dell’importanza della trasmissione delle conoscenze non scritte acquisite dagli agricoltori.

Quali sono le varietà di legumi che verranno utilizzate per questo progetto?

Numerose sono state le iniziative promosse per censire, recuperare e mantenere le varietà locali coinvolgendo gli agricoltori che sono poi divenuti i Custodi di queste stesse varietà. Tra i legumi provenienti dalla Rete degli Agricoltori Custodi e che saranno considerati in “Legumi &Legumi”, citiamo:

Ceci (Cicer arietinum L.) Ecotipiti locali: cece tondino, cece principe, cece rosso, cece pizzuto.
Cicerchia (Lathirus sativus L.), cicerchiola ( Lathirus cicera L.)
Fagioli (Phaseolus vulgaris L.). Ecotipiti locali: fagiolo ciavattone, fagiolo gialletto, fagiolo nero, fagiolo a olio, fagiolo a pisello, fagiolo tondino, fagiolina, fagiolo cannellino, fagiolo bianco e rosso, fagiolo faccette nere, fagiolo della regina, fagiolo mughetto, fagiolo a uovo di quaglia, fagiolo quarantana, fagiolo settembrino.
Fave (Vicia Faba L.). Mezza fava.
Lenticchie (Lens Culinaris Medicus). Ecotipiti locali: lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, lenticchie nere.
Robiglio (Pisum sativum L. arvense (L.)(Gams.).


Quale sarà l’utilizzo dei semi raccolti alla fine del progetto? (consumati dagli agricoltori? commercializzati sul mercato locale?

Il raccolto sarà destinato all’autoconsumo o alla vendita diretta nei mercati locali. Sicuramente una parte dei semi raccolti dovrà essere conservata per la semina della stagione successiva. Il progetto infatti prevede che una parte dei semi ricevuti in dote dovrà essere “restituita”, come vuole la tradizionale prassi agricola, ad altri Agricoltori Custodi in occasione della manifestazione denominata “SeminLibertà”, annuale scambio dei semi ed esperienze promossa dallo stesso Ente Parco.
Resta quindi fondamentale e strategico il libero scambio dei semi tenendo sempre presente che “la biodiversità agricola o la si usa o la si perde”.

Quanto conta per il Parco la tutela della biodiversità e quale può essere contributo di questo progetto?

La tutela ed il mantenimento della biodiversità agricola e zootecnica, in un’area protetta fortemente antropizzata, rappresenta un obbligo ed una necessità, ma anche un’opportunità di rilancio di un’economia rurale che per generazioni ha garantito la sussistenza delle popolazioni in zone difficili e impervie, ma che purtroppo nel tempo ha visto un graduale allontanamento da parte dei giovani. Per tale motivo l’Ente Parco da anni mette in campo iniziative e progetti tesi ad incentivare, valorizzare e rivitalizzare il settore agro-zootecnico privilegiando tecniche e metodiche rispettose dell’ambiente, della vocazione e dei ritmi della natura ma foriere di nuove opportunità economiche ed occupazionali.
Il graduale abbandono delle terre nelle aree montane ha portato a una perdita non solo delle varietà locali, ma soprattutto a una perdita di saperi e di conoscenze.
Recuperare questa biodiversità significa quindi, non solo mantenere in vita queste colture, ma anche rinnovare le conoscenze acquisite in funzione di una gestione sostenibile del territorio e del paesaggio.


A quali soggetti interessati si rivolge questo bando?

Il bando “Legumi&Legumi” è rivolto ai residenti dei 44 comuni del Parco (Abruzzo, Lazio e Marche) di età compresa tra 18 e 40 anni, non iscritti al registro imprese nella sezione agricoltori e che non abbiano rapporti di coniugio e parentela con nessuno degli Agricoltori Custodi.
Nella scelta dei giovani, l’Ente Parco darà priorità in funzione del possesso a vario titolo (proprietà, affitto, comodato) della terra necessaria alla coltivazione e ad alla giovane età.
Con le disponibilità del 2016, si selezioneranno fino ad un massimo di 27 giovani che si impegneranno a coltivare almeno una coppa (unità di misura locale, equivalente a circa 622 mq) di terreno a legumi ed altrettanti agricoltori che avranno funzione di formatori. Questi ultimi dovranno provenire dalla Rete degli Agricoltori Custodi del Parco avendo quindi acquisito un’esperienza specifica nella coltivazione dei legumi, da comunicare e trasmettere ai giovani coltivatori.

27/05/2016