Ex Director General  José Graziano da Silva
Artículo de opinion del Director General de la FAO José Graziano da Silva
(Originally published by La Stampa 14/03/2015)

Sfamare un mondo sempre più caldo e instabile
14/03/2015

Carne artificiale, acquacoltura di terra, fattorie verticali, droni da irrigazione: cose che una volta esistevano solo nella fantascienza oggi sono diventate realtà, almeno in alcuni posti. 

Ma per la maggior parte dei contadini nel mondo il problema più grande è sempre lo stesso: i loro raccolti e i mezzi di sussistenza dipendono da come madre natura decide di trattarli. Oltre l’ottanta per cento dell’agricoltura mondiale oggi dipende dalle piogge. Esattamente come diecimila anni fa.

Madre natura a volte può essere dura – e lo sta diventando sempre di più man mano che il nostro pianeta cambia. Quando siccità, inondazioni, tsunami o fenomeni atmosferici estremi colpiscono, le conseguenze per la sicurezza alimentare e per il benessere delle persone possono essere serie. 

In molti paesi in via di sviluppo l’agricoltura rimane un settore vitale per l’economia. I mezzi di sussistenza di 2,5 miliardi di piccoli contadini dipendono dall’agricoltura, e il settore rappresenta anche il 30 percento del PIL in diversi paesi, soprattutto in Africa. 

 Non sono solo però siccità, inondazioni e tempeste a minacciare l’agricoltura. Malattie delle piante e parassiti fanno la loro parte. E non il clima avverso non è la sola minaccia: guerre e crisi economiche – questa volta frutto dell’attività umana – spesso portano devastazione nelle comunità rurali e alle infrastrutture agricole. 

Le minacce alla sicurezza alimentare sono sempre esistite. Oggi tuttavia vediamo la situazione aggravarsi. Le perdite economiche dovute a disastri naturali sono triplicate negli ultimi dieci anni. I primi risultati di un nuovo studio della FAO mostrano che tra il 2003 e il 2013 i danni all’agricoltura provocati da catastrofi naturali rappresentato per lo meno il 22 per cento del valore totale.

Come possiamo allora proteggere la sicurezza alimentare in un mondo con una popolazione in crescita ed esposto a pericoli sempre più intensi e frequenti?

L’agricoltura stessa ci offre delle soluzioni. Essa rappresenta il principale fattore di cambiamento di uso del suolo e può aumentare la vulnerabilità dei terreni agricoli ai rischi naturali. D’altro canto però, un approccio più sostenibile alla produzione alimentare contribuirebbe a tutelare l’ ambiente e a rinforzare la capacità delle comunità rurali di fare fronte ai disastri (quello che nel settore si chiama resilienza).

A partire da oggi i leader mondiali e la Comunità Internazionale per lo Sviluppo si riuniscono a Sendai, in Giappone, per definire il percorso verso un approccio globale e olistico alla riduzione dei rischi di catastrofi naturali.

Il messaggio della FAO alla Conferenza Mondiale sulla Riduzione dei Disastri (WCDRR l’acronimo inglese) sarà che uno sviluppo (di agricoltura, alimentazione e nutrizione) che sappia tenere conto dei fattori di rischio é elemento fondamentale per assicurare il rafforzamento della capacità globale di fare fronte ai disastri. 

La nostra visione per un’agricoltura che sappia trarre beneficio e anche contribuire alla riduzione del rischio di disastri, si basa su quattro pilastri: 

Primo, bisogna gestire i rischi riducendo l’esposizione ai disastri e assicurandosi che governi e agricoltori abbiano la capacità di farvi fronte. 

Secondo, é necessario rinforzare le nostre capacità di monitoraggio, potenziando i sistemi di raccolta di informazioni ed i sistemi di allerta rapida. La carestia in Somalia nel 2011 é un esempio lampante della necessità di agire prima che i disastri colpiscano. 

Dobbiamo ridurre i fattori che rendono agricoltori, pastori, pescatori e forestali vulnerabili. Ad esempio stabilendo dei modelli di produzione alimentare più sostenibili che sappiano allo stesso tempo aumentare i raccolti, rafforzare la resilienza agli shock e tutelare le risorse naturali.

Infine, serve mantenersi pronti a intervenire a sostegno del settore alimentare quando una catastrofe si verifica. Nel 2013 grazie a questo tipo di preparazione, ad esempio, i mezzi di sussistenza dei contadini filippini colpiti dal tifone Haiyan sono stati rapidamente ripristinati. 

Sendai ci offre la possibilità di fissare il tema della resilienza nell’Agenda dello Sviluppo post-2015. L’agricoltura – e le molte e variegate comunità che la compongono – può e deve essere la pietra angolare sulla quale la resilienza di milioni di persone è costruita.

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