I conflitti protratti causano allarmanti picchi nei livelli di fame acuta

Rapporti per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite evidenziano come milioni di persone rimangono intrappolate nel circolo vizioso di violenza e fame

Comunicato congiunto FAO - WFP

Roma 29 luglio 2016 - I conflitti protratti, che attualmente interessano 17 paesi, hanno spinto milioni di persone in uno stato di grave insicurezza alimentare e stanno ostacolando gli sforzi globali per sradicare la malnutrizione, hanno denunciato due agenzie delle Nazioni Unite in un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Una nuova serie di rapporti su 17 paesi preparati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) e dal Programma alimentare mondiale (WFP), pubblicati oggi, mostra che i conflitti hanno ormai spinto oltre 56 milioni di persone a livelli di insicurezza alimentare di "crisi" o di "emergenza", espressi in termini utilizzati dalla Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare (IPC). *

In cima alla lista in termini di quantità di persone la cui sicurezza alimentare è influenzata negativamente dal conflitto in corso, vi sono lo Yemen, dove 14 milioni di persone - oltre metà della popolazione - sono ora in uno stato di crisi o di emergenza sulla scala IPC, e la Siria, dove 8,7 milioni di persone - il 37% della popolazione pre-conflitto - hanno bisogno urgente di assistenza alimentare, nutrizionale e per i mezzi di sussistenza.

In Sud Sudan, dove la situazione si sta rapidamente deteriorando 4,8 milioni di persone - circa il 40% della popolazione - hanno bisogno urgente di assistenza alimentare, nutrizionale e per i mezzi di sussistenza.

E nei paesi che escono da lunghi periodi di guerra civile, come la Repubblica Centrafricana e la Colombia milioni di persone sono ancora alle prese con alti livelli d'insicurezza alimentare.

In altri paesi, anche se il numero assoluto totale di persone che devono fare i conti con l'insicurezza alimentare sono più bassi, la quota di persone con gravi livelli d'insicurezza alimentare rappresenta oltre la metà della popolazione totale.

La strabiliante cifra dell'89% di tutti i rifugiati siriani attualmente in Libano necessita con urgenza di assistenza alimentare, nutrizionale e per i mezzi di sussistenza. In Burundi e Haiti, il 23% e il 19% delle persone rispettivamente sono a livello di IPC 3 o 4, mentre nella Repubblica centrafricana, il 50% della popolazione è livello 3 della scala IPC o peggio.

Facendo notare nell'introduzione alle relazioni come "il conflitto sia una delle principali cause della fame - ogni carestia in epoca moderna è stata caratterizzata da conflitti," il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, e la Direttrice Esecutiva del PAM, Ertharin Cousin, sottolineano come la fame alimenti la violenza e spinga verso ulteriore instabilità.

"I conflitti minano la sicurezza alimentare in diversi modi: distruggendo le colture, il bestiame e le infrastrutture agricole, perturbando i mercati, provocando masse di sfollati, creando paura e incertezza su come soddisfare le esigenze future, danneggiando il capitale umano e contribuendo alla diffusione di malattie", evidenziano.  "I conflitti creano anche problemi di accesso per i governi e per le organizzazioni umanitarie, che spesso hanno difficoltà a raggiungere le persone che hanno maggior bisogno".

"Affrontare la fame può dare un contributo significativo alla costruzione della pace," aggiungendo "L'Agenda 2030 riconosce la pace come condizione indispensabile per lo sviluppo, così come un risultato dello sviluppo a se stante".

Un circolo vizioso

Le stime più recenti indicano che circa la metà dei poveri a livello globale vivono in paesi colpiti da conflitti e violenze.

Le persone che vivono in queste aree hanno fino a tre volte in più la probabilità di essere malnutriti rispetto a quelli che vivono in aree più stabili.

Paesi post-conflitto con un'alta insicurezza alimentare hanno una probabilità del 40% di ricaduta nel conflitto in un periodo di 10 anni, se i livelli di fame non vengono affrontati.

Aiutare la costruzione della pace delle Nazioni Unite

I rapporti presentati al Consiglio di Sicurezza oggi coprono 17 paesi in cui il conflitto ha colpito in modo significativo la sicurezza alimentare: in America Latina e nei Caraibi, Haiti e in Colombia; in Africa, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Bissau, Costa d'Avorio, Liberia, Mali, Somalia, Sud Sudan; in Medio Oriente, Libano, Iraq, Siria e Yemen; e in Asia, l'Afghanistan.

E' stato anche presentato un rapporto aggiuntivo sulla crisi regionale del Lago Ciad che interessa la Nigeria, il Niger, il Ciad e il Camerun. In questi paesi la violenza associata a Boko Haram ha triplicato il numero delle persone sfollate negli ultimi due anni, insieme a crescenti livelli di fame e malnutrizione.

Il Consiglio di Sicurezza riceverà dalla FAO e del WFP aggiornamenti regolari sulla situazione della sicurezza alimentare nei paesi colpiti da conflitti.

* Nei paesi in cui la scala IPC o uno strumento correlato, il Cadre Harmonisé (CH), sono utilizzati per misurare l'insicurezza alimentare, per preparare questi rapporti sono stati usati i più recenti risultati IPC/CH. Per i paesi in cui l'IPC non è utilizzato, come la Colombia, il Libano e la Siria, sono stati utilizzati i dati esistenti e le analisi del Sistema mondiale d'informazione e preavviso rapido nei settori agricolo e alimentare della FAO (GIEWS) e Le analisi e la mappatura della vulnerabilità del WFP (VAM). Per i paesi non IPC, alcuni risultati sono stati espressi in termini IPC come indicatore generale della gravità della situazione alimentare, utilizzando le soglie standard IPC, ma non sono state prodotte attraverso un processo ufficiale di IPC.

Photo: ©UNPhoto/JCMcIlwaine
Un bambino in Sud Sudan, dove il conflitto ha peggiorato significativamente la sicurezza alimentare.