L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari vola a ottobre, facendo registrare l’aumento più alto da oltre un anno a questa parte

Possibile un calo della produzione cerealicola mondiale e degli scambi di cereali rispetto allo scorso anno

Girasoli in Azerbaijan.

©FAO/Javid Gurbanov

08/11/2024
Roma - A ottobre l’indice di riferimento dei prezzi delle materie prime alimentari a livello mondiale è schizzato al livello più alto degli ultimi 18 mesi, trainato da un brusco incremento delle quotazioni degli oli vegetali. A darne notizia, lo scorso venerdì, è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali di un paniere di generi alimentari oggetto di scambi commerciali a livello mondiale, ha registrato, in ottobre, un valore medio di 127,4 punti, in aumento del 2,0 percento da settembre e del 5,5 percento rispetto al valore raccolto un anno fa, pur rimanendo per il 20,5 percento al di sotto del picco del marzo 2022.

Il primato dei rincari va all’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali, che ha guadagnato il 7,3 percento in ottobre, il valore più alto degli ultimi due anni, complice l’impennata delle quotazioni degli oli di palma, soia, semi di girasole e colza, su cui hanno pesato prevalentemente le preoccupazioni relative alla produzione.

Sempre ad ottobre, è salito anche l’Indice FAO dei prezzi dei cereali (+0,9 percento), a fronte degli incrementi dei prezzi all'esportazione di grano e mais. Le quotazioni del grano, a livello mondiale, sono state influenzate dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli nella maggior parte dei paesi esportatori dell’emisfero nord, oltre che della reintroduzione di una base di prezzo non ufficiale nella Federazione russa e dell'esacerbarsi delle tensioni nella regione del Mar Nero. Segno più anche per i prezzi mondiali del mais, la cui accelerazione è dovuta, in parte, alla forte domanda interna e alle difficoltà di trasporto in Brasile, a loro volta causate dai bassi livelli dei corsi d’acqua. Per contro, l’Indice FAO dei prezzi di tutte le varietà di riso è precipitato del 5,6 percento in ottobre, per effetto del calo delle quotazioni di riso della varietà “Indica”, che hanno risentito del presunto intensificarsi della concorrenza tra paesi esportatori dopo la rimozione, da parte dell’India, delle restrizioni alle esportazioni di riso non spezzato.

L’Indice FAO dei prezzi dello zucchero è cresciuto del 2,6 percento in un clima di persistenti preoccupazioni per le prospettive di produzione nella stagione 2024-2025, in Brasile, a fronte delle prolungate condizioni di siccità. Anche l’aumento dei prezzi internazionali del greggio ha contribuito al rialzo delle quotazioni dello zucchero, spostando un maggior volume di canna da zucchero verso la produzione di etanolo, sebbene il rincaro sia stato limitato dall’indebolimento del real brasiliano rispetto al dollaro statunitense.

In ottobre, l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha guadagnato 1,9 punti percentuali, superando del 21,4 percento, in media, il dato dell’anno scorso. Ad avviare questa fase rialzista sono stati, perlopiù, i rincari dei prezzi internazionali di formaggio e burro, mentre le quotazioni del latte in polvere hanno registrato un’inversione di rotta.

In controtendenza, rispetto all’aumento generale, l’Indice FAO dei prezzi della carne è sceso dello 0,3 percento da settembre, intaccato soprattutto dalla contrazione dei prezzi della carne suina, a sua volta dovuta all’innalzamento dei tassi di macellazione nell’Europa occidentale e alla fiacchezza della domanda a livello nazionale e internazionale. In leggera flessione, a ottobre, anche i prezzi del pollame, mentre quelli della carne ovina sono rimasti stabili. Viceversa, si è osservato un moderato incremento delle quotazioni della carne bovina, sospinte verso l'alto da un maggiore slancio degli acquisti sul mercato internazionale.

Informazioni più dettagliate sono disponibili qui.

Le previsioni aggiornate per il 2024-2025 parlano di un incremento della produzione di riso e grano, a scapito del mais

Stando all’ultimo Bollettino FAO sull’offerta e la domanda dei cereali, pubblicato anch'esso lo scorso venerdì, nel 2024, la produzione cerealicola mondiale dovrebbe diminuire dello 0,4 percento circa, rispetto all’anno precedente, raggiungendo un volume di 2 848 milioni di tonnellate, la seconda produzione più alta mai registrata.

Ci si attende un incremento della produzione mondiale di grano, sotto il pungolo degli aumenti di produzione in Asia, che hanno più che compensato le ingenti perdite subite dai principali produttori in Europa, grazie all’espansione delle superfici coltivate e alle condizioni meteorologiche favorevoli. La produzione mondiale di cereali secondari dovrebbe comprimersi rispetto al livello del 2023, stante soprattutto un notevole taglio della produzione di mais dovuto alle condizioni meteorologiche avverse. Nel frattempo, la produzione di riso a livello mondiale, nella stagione 2024-2025, potrebbe raggiungere il primato di 538,9 milioni di tonnellate, grazie a un record di semine.

Le stime relative all’utilizzo di cereali, a livello mondiale, parlerebbero di un volume di 2 857 milioni di tonnellate nel periodo 2024-2025, pari a un incremento dello 0,5 percento, innescato da un’impennata dei consumi di riso e grano. Le scorte cerealicole mondiali sembrano destinate a crescere dello 0,6 percento, raggiungendo un volume di 889 milioni di tonnellate, grazie, soprattutto, all’atteso aumento delle scorte di riso. Di conseguenza, il rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali dovrebbe attestarsi al 30,6 percento, vicino ai livelli quinquennali e decennali medi.

Le previsioni attuali indicano un volume internazionale di scambi di cereali pari a 485 milioni di tonnellate, in calo del 3,9 percento, rispetto alla stagione 2023-2024. Più in particolare, mentre gli scambi di riso sul mercato globale aumenterebbero, quelli di grano e cereali secondari sarebbero in frenata.

Informazioni più dettagliate sono disponibili qui. Uno studio più particolareggiato dei mercati cerealicoli mondiali sarà pubblicato nel prossimo rapporto Food Outlook della FAO, che uscirà il 14 novembre.

Anche il Sistema d'informazione sui mercati agricoli (AMIS), ospitato presso la FAO, ha pubblicato, venerdì, il suo Osservatorio del mercato, che propone, oltre alla consueta analisi, anche una disamina dell'andamento delle restrizioni all'esportazione delle colture alimentari di base dal 2007.

45 paesi hanno bisogno di aiuti alimentari esterni, cinque versano in condizioni di emergenza acuta

Secondo il recente rapporto Prospettive dei raccolti e situazione alimentare, una pubblicazione triennale del Sistema mondiale d’informazione e preavviso rapido della FAO (GIEWS), uscita oggi, sono circa 45 i paesi del mondo che necessitano di aiuti alimentari esterni.

Il rapporto fornisce informazioni dettagliate sulle condizioni in cui versano tali paesi (così distribuiti: 33 in Africa, nove in Asia, due in America latina e Caraibi e uno in Europa), nonché statistiche regionali sulle produzioni cerealicole, estremamente diversificate, previste in tutto il mondo, nel 2024.

I conflitti e l’insicurezza sono tra i principali fattori responsabili della grave insicurezza alimentare menzionati nel rapporto, che registra un livello di insicurezza alimentare acuta di fase IPC 5 nella Striscia di Gaza, a Haiti, nel Mali e in Sudan nel 2024.

Il dato aggregato della produzione di cereali nei 44 paesi a basso reddito con deficit alimentare (LIFDC) dovrebbe superare di poco la media quinquennale, con una produzione complessiva nei LIFDC africani presumibilmente vicina alla media, poiché il calo del volume di raccolti nell’Africa meridionale dovrebbe essere compensato da incrementi della produzione in altre regioni. Anche il fabbisogno di importazioni di questo gruppo di paesi sembra destinato a crescere rispetto alla media quinquennale (+ 8 percento circa), con una concentrazione del rialzo localizzata nei paesi dell’Africa orientale e meridionale.
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