Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura

16 Ottobre 2025

Giornata Mondiale dell'Alimentazione

Anthony Rahayel

“Inventiamo di più ed esportiamo di più. Facciamo cose che non abbiamo mai fatto prima”.
25/09/2024

Libano

In un assolato martedì estivo, a circa 1 900 metri di altezza sui monti del Libano settentrionale, Anthony Rahayel si è avventurato lungo un angusto sentiero in cerca di formaggio.   

Era diretto a Btelaya, uno degli ultimi villaggi in cui ancora si trova il Jebneh Darfiyyehe dove vive una famiglia che lo produce da 140 anni.  

“Sono rimasto con il pastore per 24 ore, osservando dall’inizio alla fine come viene prodotto il formaggio”, racconta Anthony entusiasta. “Sono stato anche nella grotta in cui viene stoccato: il processo di stagionatura e asciugatura dura un mese”.  

È stata la prima volta che l’intero processo è stato ripreso con una videocamera, afferma. 

Questa è la missione della sua vita: mostrare a tutto il mondo, connazionali compresi, le bellezze culturali e culinarie del Libano. Ama mostrare ai libanesi - in patria e all’estero - aspetti poco conosciuti del loro paese, affinché siano orgogliosi e interessati al proprio patrimonio culturale.  

“È la migliore cucina del mondo, non esistono rivali, afferma Anthony, che attribuisce il merito alla diversità delle influenze lasciate dai romani, dagli ottomani e dai francesi e alla posizione cruciale del Libano lungo l’antica Via della Seta.  

Il paese gode anche di un ottimo clima e i nostri ortaggi sono eccezionali: tutti gli alimenti locali sono genuini e hanno un sapore incredibile”.  

Anthony, ex dentista, oggi è un noto food bloggere dal 2012 si è conquistato un nutrito numero di follower mostrando queste meraviglie sul suo canale YouTube e sul sito web NoGarlicNoOnions. Produce inoltre cortometraggi per la TV libanese.  

Il suo intento è quello di sfatare la vecchia immagine del Libano - paese segnato da conflitti armati e crisi economiche, che hanno avuto ripercussioni anche sulla cultura alimentare, e non sempre in maniera negativa. Divise dalla guerra civile, le comunità hanno coltivato singolari abitudini alimentari, che riflettono le loro radici religiose e culturali da quando si sono insediate qui, spiega Anthony, in particolare nei villaggi. 

Nel frattempo, la recente crisi economica ha dato una sorprendente scossa all’industria alimentare libanese. 

Inventiamo di più ed esportiamo di più. Facciamo cose che non abbiamo mai fatto prima”, aggiunge. 

Tra queste, ovviamente, c’è il formaggio. “Una volta facevamo solo formaggi bianchi, come la feta e l’halloumi. Tutti gli altri venivano importati, fino alla crisi del 2019. L’importazione era onerosa, così ci siamo detti: “Perché non produrlo da noi?”  

Finora Anthony ha scoperto 40 nuove varietà di formaggio, “versioni locali di pecorino, brie e gouda”.  

Poter accedere ad alimenti diversificati in qualsiasi contesto è un aspetto essenziale del diritto al cibo, dice Anthony, che aspira a una migliore distribuzione, anche da parte dei ristoratori, a chi è in difficoltà.  

In particolare, conclude, gli effetti della crisi sono stati attenuati dagli stretti rapporti all’interno delle comunità libanesi e dalle rimesse della diaspora. 

“Qui ci conosciamo tutti. Se incontriamo un affamato, gli diamo da mangiare”.