Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari in marginale incremento in aprile

L’aumento delle quotazioni internazionali di carne, cereali e oli vegetali compensa la caduta dei prezzi di prodotti lattiero-caseari e zucchero

©FAO/Rijasolo

03/05/2024
Roma – L’indice di riferimento dei prezzi delle materie prime alimentari a livello mondiale è salito in aprile, quando l’incremento delle quotazioni della carne e il modesto rialzo dei prezzi degli oli vegetali e dei cereali hanno più che compensato le flessioni di zucchero e prodotti lattiero-caseari. È quanto emerge da un rapporto pubblicato venerdì dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

L'Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali di un paniere di generi alimentari oggetto di scambi commerciali a livello globale, ha raggiunto, in aprile, un valore medio di 119,1 punti, in crescita dello 0,3 percento rispetto al livello rivisto dello scorso marzo, pur rimanendo, comunque, per il 9,6 percento, al di sotto del valore osservato l’anno precedente.

L’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha subito una lieve accelerazione (+ 0,3 percento) da marzo, interrompendo una traiettoria negativa in corso da tre mesi. In aprile, i prezzi all’esportazione del grano si sono stabilizzati a livello globale, poiché la forte concorrenza tra i principali esportatori ha dissolto le preoccupazioni sulle condizioni sfavorevoli del raccolto in alcune aree dell’Unione europea, della Federazione russa e degli Stati Uniti d’America. Analoga tendenza si è osservata per i prezzi all’esportazione del mais, che sono stati influenzati dall’incremento della domanda in un contesto di crescenti interruzioni logistiche, dovute ai danni subiti dalle infrastrutture in Ucraina, e di preoccupazioni per la produzione in Brasile, in vista del raccolto principale. L’Indice FAO dei prezzi di tutte le varietà di riso è sceso dell’1,8 percento, in gran parte per effetto del calo delle quotazioni della varietà “Indica”, su cui è venuta a pesare la pressione del raccolto.

Segno più rispetto a marzo (+0,3%) anche per l’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali, che ha registrato il valore più alto degli ultimi tredici mesi, durante i quali l’aumento delle quotazioni dell’olio di semi di girasole e colza ha compensato i prezzi leggermente inferiori degli oli di palma e soia.

Rispetto al mese precedente, ad aprile, l’Indice FAO dei prezzi della carne ha guadagnato l’1,6 percento, complice l’aumento dei prezzi della carne di pollame e della carne bovina e ovina. Viceversa, i prezzi mondiali della carne suina hanno mostrato una marginale flessione, che riflette la debolezza della domanda interna nell’Europa occidentale e la persistente fiacchezza della domanda dai principali paesi importatori, prima fra tutti, la Cina.

Piuttosto netto appare, invece, il crollo dell’Indice FAO dei prezzi dello zucchero, che rispetto a marzo è precipitato del 4,4 percento, attestandosi al di sotto del 14,7 percento, rispetto al valore di aprile 2023. La flessione è legata soprattutto al miglioramento delle prospettive sulla disponibilità di scorte a livello globale, in particolare, grazie a volumi di produzione più abbondanti del previsto in India e in Thailandia e a un’evoluzione in positivo delle condizioni meteorologiche in Brasile.

L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è sceso in maniera più circoscritta, dello 0,3 percento, ponendo fine a sei mesi consecutivi di crescita, a fronte di una fiacca domanda di importazioni immediatamente disponibili di latte scremato in polvere e di una flessione dei prezzi mondiali del formaggio, su cui ha inciso il rafforzamento del dollaro statunitense. In controtendenza, i prezzi del burro, che sono invece aumentati, in seguito all’incremento costante della domanda d’importazione.

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Ritoccate al ribasso le previsioni relative al grano per il 2024

La FAO, inoltre, ha pubblicato un nuovo numero del Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali, che ritocca leggermente verso l’alto la sua previsione relativa alla produzione cerealicola mondiale nel 2023, portandola a un volume complessivo di 2 846 milioni di tonnellate, in aumento dell’1,2 percento, rispetto all’anno precedente. La variazione tiene conto, soprattutto, delle nuove informazioni provenienti da Myanmar e Pakistan.

Le previsioni sull’utilizzo di cereali a livello mondiale sono state portate a 2 829 milioni di tonnellate, così da riflettere l’incremento dell’impiego di mais e orzo, come mangimi, rispetto a quanto ipotizzato in precedenza. A questo punto, l’utilizzo di mais dovrebbe aumentare dell’1,6 percento, a livello mondiale, nel corso dell’anno, mentre quello del grano salirà dell’1,9 percento, a differenza del riso, per cui si prevede un impiego leggermente più basso.
Al termine della stagione 2024, le scorte mondiali di cereali dovrebbero attestarsi intorno agli 890 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,1 percento, rispetto all’inizio dell’anno, equivalente a un rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali del 30,9 percento.

La FAO ha anche corretto le sue previsioni relative alla produzione mondiale di grano nel 2024, che attualmente è stimata in 791 milioni di tonnellate, ma comunque in rialzo dello 0,5 percento rispetto al 2023.

Quanto alle colture di cereali secondari, a breve, inizierà il principale periodo di raccolta nei paesi dell’emisfero meridionale, mentre le recenti condizioni meteorologiche avverse hanno ridimensionato le aspettative di resa nei principali paesi produttori, vale a dire Brasile e Sudafrica.

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